C’e un diritto che nell’etica della medicina è stato quasi sempre ignorato. Si riconosce il
diritto alla salute, si riconosce il diritto alle cure mediche, si riconosce il diritto alle cure
dentarie (ma denunciando spesso uno scarso interesse di istituzioni e di governi per le
patologie dei denti e l’inconsistenza delle misure di prevenzione, che si riflette soprattutto
sulle fasce più deboli) ma un altro diritto è sempre negato: il diritto al sorriso.
Il compito, anche etico, di un bravo dentista, non è solo quello, ancorché impegnativo, di
mantenere una funzione indispensabile qual è quella della masticazione, ma anche quello
di non alterare l’aspetto della persona.
I problemi legati alle cure dentali sono psicologici e medici. Possono essere compromessi
anche l’erotismo e la vita affettiva, perché alla specie umana la bocca non serve solo per
alimentarsi e per parlare: denti esteticamente mal posizionati o una situazione igienica
scadente possono influire negativamente sul rapporto di coppia. Per questo il “diritto al
sorriso” è una conquista molto importante, perché una cattiva dentatura può danneggiare
l’equilibrio psicologico di un individuo. Il Comitato Nazionale di Bioteca, in un documento
ufficiale lo ha recentemente messo in evidenza, sottolineando la necessità che venga
riconosciuto questo diritto. Quaranta anni fa, creando l’Accademia di Estetica Dentale
Italiana, avevo attuato nella pratica clinica questo imperativo etico.